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LIBRO QUINTO 261

città e difese dai magistrati e dagli abitatori, i quali dalle precedenti scorrerie ammaestrati nell’arte delle armi, con tutte le forze loro uscivano a combattere. Egli pertanto, mirando fuori delle mura la sola gramigna, portativi entro i varj prodotti, il bestiame ed ogni altra provvigione da bocca, stabilì, abbandonata la Tracia, inviarsi al Chersoneso, e per le strette dell’Ellesponto retrocedere a fretta nell’Asia. Mentre poi così la pensava, il monarca ed il senato concordemente risolverono di scegliere a combatterlo il duce Fraiuto, barbaro costui di schiatta, e Greco in tutto il resto, non di costumi semplicemente e d’indole, ma d’animo determinatissimo a non abbiurare il professato culto de’ Numi. Egli dunque già illustre pel governo di molte preture, e liberatore di tutta l’orientale regione sita infra la Cilicia, la Fenicia e la Palestina dai guasti delle barbariche scorrerie, riceve l’esercito da opporre al ribello, onde chiudergli il passo nell’Asia per l’Ellesponto. Apparecchiasi quindi alla guerra, nè comportando intrattanto la disoccupazione delle truppe, le istruisce tenendole in continuo esercizio delle armi; e di tal modo aveale si forte incoraggiate, ch’elle, dato bando alla poltroneria ed infingardaggine de’ tempi addietro, comportavano molestissimamente gli indugi del nemico nel venire alla pugna.

Di più, mentre nell’Asia rivolti erano i suoi pensieri a tali bisogne, di notte e di giorno visitando il campo ed indagando le nemiche insidie, non trascurava l’armata di mare avendo legni sufficienti per cimentarsi ad una battaglia navale. Questi legni nomati