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LIBRO QUINTO 249

cipe il dichiararlo in pien senato, con pubblico decreto, avverso all’impero. Si lega poscia col duce Gildo, comandante le truppe dell’Africa unita a Cartagine, e tolta la provincia coll’opera di lui all’impero di Onorio, ponela sotto quello di Arcadio. Se non che sopravvenne a Stelicone fortuito caso mentr’egli a malincorpo soffriva l’Africana perdita, ed il suo animo forte aggiravasi nella incertezza. Gildo pigliato ad insidiare con barbarico furore il fratello nomato Masceldelo1, costrinselo a navigare verso l’Italia per abboccarsi con Stelicone e partecipargli le offese dal germano ricevute. Laonde Stelicone mandalo con truppe e sufficiente naviglio a guerreggiare il suo persecutore. Arrivato dunque laddove udito avealo a dimora, e fattoglisi repentinamente addosso coll’esercito, riuscì dopo fiera battaglia per modo vincitore, che Gildo risolvè darsi morte di laccio, preferendo l’uscire di vita al cadere in ostili mani. Masceldelo, ricongiunta l’Africa al regno di Onorio, passò di nuovo in Italia, ove Stelicone, quantunque punto da invidia per l’ottimo successo dell’impresa, finge non di meno con belle speranze onorarlo. Ma in determinato giorno camminando per un sobborgo della città accompagnato da altri e dallo stesso Masceldelo, giunti a non so che ponte del fiume, i satelliti, obbedienti al segno da lui ricevuto, gittan costui giù

  1. Altri nomanlo Mazescele, o Mascelzele, come Diacono. T. S.