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248 ZOSIMO, DELLA NUOVA ISTORIA

libelli, accusandolo di gravissimi delitti. Eutropio, lettili, ordina tosto di chiamarlo in giudizio, e lo sentenzia, convinto, al meritato gastigo. Dopo di che tutti incessantemente ammiravano e celebravano l’occhio di Adrastia1, il quale non può in modo veruno andar gabbato dai malfattori.

Eutropio, ebbro di sue ricchezze ed estimandosi elevato sopra le nubi, avea poco meno che presso tutte le genti esploratori solleciti nello spiarne con diligenza le azioni, e quali fossero di ciaschedun cittadino i possedimenti, nulla ommettendo per accumulare tesori. Invidia anch’essa ed avarizia lo istigano contro di Abondanzio. Era costui originario della Scizia, parte della Tracia, ed insino dai tempi di Graziano colà militato avea, ottenendo in seguito dall’imperatore Teodosio grandissime onoranze, compresavi eziandio la pretura ed il consolato. Ma volendo Eutropio privarlo de’ beni e delle onorevoli cariche, non a pena fattone il comando per iscritto dal principe, vien discacciato dalla reggia ed impostogli di abitare nella Fenicia Sidone, ove passò il resto di sua vita. Dopo di che il perfido ministro, non avendovi più in Costantinopoli chi osasse affisarlo, dirigeva tutti i suoi pensieri a Stelicone, governante di proprio arbitrio le occidentali provincie, e ad impedirgli lo avvicinarsi alla città regale escogita mezzo per chiudergliene l’entrata, persuadendo al prin-

  1. Nemesi altramente detta. Abbiamo da Strabone derivatole questo nome da Adrasto, che dedicolle il primo tempio, addicendone a pruova alcuni versi di Antimaco. T. S.