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242 ZOSIMO, DELLA NUOVA ISTORIA

volendo la occupazione di Atene, risoluto avea di non perdere tempo in quell’assedio. Egli dunque, risparmiando ai Tebani tanta sciagura, camminò ad Atene sperando insignorirsene agevolmente, essendo per la sua interna grandezza incapace di resistenza. Possessore inoltre del contiguo Pireo confidavasi presto ridurre gli abitatori per mancanza di fodero all’arrendimento.

Da questa fiducia senza dubbio egli sentivasi animato. Ma la vetustà di quelle mura non potea a meno di conciliarsi una divina provvidenza in sì tremende congiunture, onde essere preservata dalle nemiche vessazioni. Gioverà quindi riferire il prodigio, al certo divino ed inspirante pietà negli uditori, che apportò salvezza ad Atene. Alarico, pervenutovi coll’esercito, nello spiarne all’intorno le mura vedevi alla difesa Minerva sotto le forme rappresentateci dai simulacri, dir vogliamo in armi, come pronta a respignere gli assalitori; mira eziandio avanti esse l’eroe Achille, quale appuntino Omero mostravalo ai Troiani, allorchè vampante di sdegno combattevali per vendicare la morte di Patroclo. Egli allora non comportando la terribile visione, sospeso ogni tentativo contro della città, mandovvi entro banditori coll’offerta di pace. Consentitosi alla proposta dal popolo e giurati da ambe le fazioni gli accordi, il barbaro scortato da pochi si fa in Atene. Urbanissimamente accolto, dopo essersi lavato, aver banchettato cogli ottimati della cittadinanza ed anche ricevuto doni, partì di là e da tutta l’Attica non commettendovi guasto veruno. Atene dunque fu la sola città rispettata dal tremuoto, che sotto l’imperator Va-