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LIBRO QUARTO 235

stanza de’ barbari1; o meglio ancora, a tale ridursi, disertatine affatto gli abitatori, da non avervi più traccia de’ luoghi ove sorgevano le cittadi. Che poi a si trista condizione tendessero le Romane faccende verrà da noi chiaramente a parte a parte dimostrato.

L’imperatore Teodosio del resto consegnati ad Onorio, sua prole, i popoli dell’Italia, della Spagna, della Celtica regione e di tutta l’Affrica, nel far ritorno a Costantinopoli, terminò di malattia sua mortale carriera. Imbalsamatone quindi il corpo e trasportatolo nella città regale diedongli sepoltura nelle imperiali tombe ivi esistenti.

  1. Qui accenna a’ Gotti non a’ cristiani, come egli suole. Di certo è da maravigliare che il Nume riducesse ad estrema barbarie il popolo Romano, da Macedonio, Eutichete e Nestorio stato essendo così malmenato, col propagare ovunque il contaggio di dottrine contrarissime a lui ed a’ suoi domini che le genti più non credeanne la esistenza. Convien pertanto ritenere derivassero le sciagure del Romano impero non dall’avere i cristiani monarchi tolto il culto delle antiche divinità, ma dall’essere quasi tutto il popolo addivenuto ingiurioso verso l’unico e vero Iddio. T. S.