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234 ZOSIMO, DELLA NUOVA ISTORIA

preso aveano a dispregiare i Numi, arringolli esortandoli a ritrarsi dall’errore (così appellando i paterni riti) insino ad ora professato, e ad abbracciare la cristiana fede, promettendo questa la remissione di tutte le commesse colpe e nefandezze. Ma nessuno consentendogli, risoluti di perseverare nelle patrie costumanze, adottate dai primordj stessi della città, senza abbracciarne irragionevolmente di nuove (dicendo che osservate le prime durante il correre di quasi mille e dugento anni abitato aveano l’invitta Roma, e col mutarle non sapeano quali ne sarebbero i destini1). Teodosio allora soggiunse che riuscendo quelle di aggravio al fisco per le spese de’ sagrificj e delle vittime, intendea che si abolissero non approvando tampoco quanto vi si operava, e d’altronde la militare strettezza addimandando più copioso danaro2; rispondeagli il senato non potersi legalmente immolare vittime se le spese loro non vengano dal pubblico eseguite. In forza di che cessando per abolizione la legge de’ sagrifizj, e pur altre cose dai nostri maggiori a noi raccomandate poste in obbligo, mirammo ristrignersi a poco a poco l’impero e addivenire

  1. A questo argomento, cui tributano grandissima sona ì gentili, fu risposto da Arnobio e da S. Ambrogio, coetaneo di Teodosio, nella sua apologia in favore de’ cristiani contra Simmaco. T. S.
  2. Richiamo sufficientemente giusto, gli stessi idolatri caduti poco avanti in timore non venissero a mancare i buoi pe’ sagrifizj, al tornare di Giustiniano dalla guerra Persiana. T. S.