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LIBRO QUARTO 233

al romore, mentre tentan la fuga sono arrestate, avendovi nel numero Eugenio stesso. Imprigionatolo vien decapitato, e la sua testa infilzata sulla punta di lunghissimo palo è condotta all’intorno dell’accampamento per mostrare a coloro che seguivanne tuttora le parti essere omai tempo, se bramassero il nome di Romani, ed avendo innanzi agli occhi la fine del tiranno, di tornare sotto le imperiali bandiere1. Laonde quasi tutti que’ rimasi in vita dopo la vittoria corsi a fretta laddove Teodosio dimorava, acclamanlo augusto, addimandandogli contemporaneamente mercè dell’operato loro. Egli di buon grado li accoglie, ed il solo Arbogaste, disdegnandone la umanità, ripara sopra dirupatissimi poggi, ove osservandosi poscia circondato da chi mandati erano a rintracciarlo, di per sè mette fine alla propria esistenza, reputando per lo migliore anzi incontrare volontaria morte, che abbandonarsi al nemico.

Teodosio dopo così prosperi eventi entrato in Roma innalza all’impero Onorio sua prole e crea Stelicone comandante delle milizie di stanza in que’ luoghi, dandogli insiem la tutela del figlio. Ragunato poscia il senato, seguace sin qui della paterna ed avita credenza, nè potendosi ancora indurre ad imitare coloro che im-

  1. E uopo ascrivere a manifesto divino aiuto de’ Numi la vittoria riportata da Teodosio. V. Socrate. Che poi ciò fosse ne abbiamo altresì testimonianza dai seguenti versi di Claudiano:

    O nimium dilecte Deo, cui militat Æter,
    Et conjurati veniunt ad Classica venti. T. S.