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228 | ZOSIMO, DELLA NUOVA ISTORIA |
con ispesse lettere indicava al suo collega Teodosio la costui alterigia verso la maestà imperiale, pregandolo insieme che volesse recargli assistenza, e dichiaravasi con giuro eziandio pronto, non ricevendone fossecito aiuto, ad aggiugnerlo di corsa.
Arbogaste mentre considerava qual si fosse il miglior partito da seguire concepì nella sua mente un consiglio di tal natura. Frequentava la corte un Eugenio di nome e così addottrinato che professava l’arte oratoria e tenea scuola. Ricomeri affezionatoglisi, trovandolo graziosissimo ed urbano, lo raccomanda all’amico Arbogaste chiedendogli di annoverarlo infra de’ suoi famigliari, certo che non addiverrebbegli disutile in qualche affare addimandante il servigio d’una vera amicizia. Allorchè dunque Ricomeri dimorava presso l’imperatore Teodosio, l’assiduo conversare insieme unì con legami di strettissima benivolenza Eugenio ad Arbogaste, il quale anche gli affari di maggior rilievo a lui partecipava. Ora nella presente congiuntura sovvenutosi di questo amico ed estimandolo per la molta sua dottrina e prudente condotta più che idoneo a compiere gli ufficj d’una elevata magistratura gli comunicò i suoi pensieri; e quantunque osservasselo offeso dalla proposta continuava a blandirlo ed esortare a non lasciarsi fuggire di mano i doni della fortuna. Riuscito da ultimo a persuaderlo opinò espediente il togliere di mezzo imprima Valentiniano per quindi innalzare Eugenio al supremo comando. All’impensata dunque affronta l’augusto dimorante in Vienna, città della Gallia, rinvenutolo presso le mura intento con alcuni soldati