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LIBRO QUARTO 225

secondava i cattivi abiti in retaggio avuti dalla natura1.

Infra il ceto de’ magistrati egli onorava sommamente Rufino di Celtica stirpe e maestro degli ordini palatini, avendo piena confidenza in lui senza fare gran conto degli altri. Procedere in verità che punse gli animi di Timasio e Promoto, mirandosi dopo cotante fatiche sostenute a pro dell’impero posti da sezzo. Rusino, compiacendosi di sua riputazione presso del monarca ed inorgoglitosene, parla arrogantemente in pubblica adunanza contro a Promoto, e questi montato in collera lasciagli andare un tempione. L’offeso presentatosi al principe e mostratogli il ricevuto oltraggio lo eccitò a sì forte sdegno che proruppe colle seguenti parole: S’eglino non deporranno il concepito astio verso Rufino vedranno tra poco chi mi sia. Rufino, a tutti avverso per la soverchia brama di primeggiare e per la sua ambizione, uditele, persuade all’imperatore di mandare Promoto a dimorare in luogo lontano dalla corte, ove ammaestrerebbe le truppe nell’arte guerresca. Approvatone il consiglio, mentre colui avviasi alla Tracia e’ colloca in agguato parecchi barbari, i quali giusta l’ordine avuto alla sprovvista uccidonlo; uomo per verità dispregiatore delle ricchezze e sempre mantenutosi fedele ai governanti e governati; nè altro guiderdone di certo attendersi doveano i suoi consigli

  1. Notato abbiamo più sopra, giusta la testimonianza di altri autori, essere egli stato commendevolissimo per la sua continenza. T. S.