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LIBRO QUARTO 223

gli colle spade il corpo ed annunziargli lui essere l’imperatore. Il ribaldo allora dichiarossi prezzolato dai barbari ascosi ne’ paduli a spiar loro i luoghi, le regioni e gli uomini da investire; sì detto ebbe incontanente mozzato il capo.

Dopo di che retroceduto all’esercito, non lunge di là a campo, menalo dov’erano i barbari, ed avventatosi lor contro, ne fa immensa strage, non perdonando all’età, parte cacciandone fuori dalle paludi e trucidandone parte in quelle acque. Il duce Timasio di poi, ammirato l’imperiale coraggio, pregalo che degnisi conceder tempo di cibarsi alle truppe ancora digiune, le quali mancherebbero altramente di lena per continuare in così gravi fatiche entro que’ luoghi. Aderitovi dall’augusto e chiamate a raccolta dalla tromba elle cessano dal travaglio e dal perseguitare il nemico. Ritiratesi prendon cibo a sazietà, e vinte dalla stanchezza e dal vino assonnano profondamente. In questo i barbari campati dall’eccidio osservatele briache e dormenti cadon lor sopra mettendone colle aste, colle spade, o con altro adatto strumento assai gran numero a morte; fato che per poco non colpì l’augusto ed il suo corteo, se alcuni di quelli ancora digiuni frettolosamente recati non fossersi al suo padiglione coll’annunzio dell’avvenuto; egli allora e quanti eran seco turbatisi risolvono di evitare colla fuga l’imminente sinistro. Promoto intanto (chiamato antecedentemente dal monarca) venuto loro innanzi esortali a provvedere alla propria salvezza, pigliando sopra di sè il gastigare condegnamente la nemica arro-