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220 ZOSIMO, DELLA NUOVA ISTORIA

navi e dichiaratone condottiero Andragazio invialo quasi ad attorniarla con rete. Costui navigato dappertutto videsi fallita l’impresa, avendo già il convoglio di Giustina superato lo stretto. Ragunate quindi sufficienti milizie iva solcando le acque in que’ dintorni, speranzoso di costringere Teodosio ad una battaglia navale.

Ma questi intanto che Andragazio attendeva a compiere i suoi divisamenti, proceduto oltre per la Pannonia e le gole degli Apennini, sorprende, allorchè meno se lo pensavano, i non guardinghi Massimiani. Al qual uopo l’esercito con impeto prontissimo accostatosi alle mura d’Aquilea e sforzatene le porte (il basso numero delle guardie non potendo opporvi resistenza) trae violentemente giù dal trono Massimo nell’atto di compartire lo stipendio ai militi, e spogliatolo delle vestimenta imperiali lo scorge innanzi a Teodosio. Questi, annoveratine a mo’ di rimproccio tutti i mancamenti a pregiudizio della repubblica, lo dà in mano al carnefice onde abbiane il meritato gastigo.

Così giunse alla fine la tirannide e la vita di Massimo, il quale vincendo con astuzie Valentiniano sognato avea d’impossessarsi a bell’agio e per intiero della Romana signoria. Teodosio di poi, sapevole che il ribello nel passaggio delle Alpi fatto avea rimanere il figlio Vittore, inalzato alla cesarea dignità, presso de’ Transalpini mandovvi a fretta Arbogaste, maestro delle milizie, cui riuscì di torgli il comando e morirlo. Andragazio, per venire a lui, mentre guardava tuttora colle navi lo stretto Ionico, avvisato di tali eventi ed argomentando sovrastargli infiniti mali, non aspettato l’ar-