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LIBRO QUARTO 219

strandosi peritissimo in tutti gli affari, lo nomina, essendo in patria, all’antedetta prefettura, e speditegli le insegne di essa, inalzane il figlio Procolo alla urbana pretura. Nè v’è a ridire che operasse allora egregiamente fidando cotanto elevati ufficj a coloro dai quali ognuno potea ripromettersi, lontano il principe, ottimo governo delle pubbliche cose. Diede altresì a Promoto la capitananza delle truppe in sella ed a Timasio la condotta de’ pedoni.

Ritenendo ora il tutto all’ordine per mettersi in cammino, riceve annunzio che i barbari mescolati nelle Romane legioni erano da Massimo eccitati, colla promessa di grandi premj, alla ribellione. Ma costoro accortisi che andavane già intorno la voce, fuggiti verso i paduli e laghi della Macedonia, occultansi in quelle foreste, ove perseguitati e con ogni arte cerchi, nel maggior numero incontranti morte. L’imperatore dunque libero dalla barbarica tema si prepara con diligenza somma a guidare l’intero esercito contro al nemico. Messa pertanto Giustina con seco il figlio e Galla sopra navi e fattane consegna ad esperti e fedeli piloti, ordina loro di volgere le prore ai Romani lidi, persuaso che la popolazione di là accolti avrebbeli col massimo piacere sapendola al ribello avversa. Egli poi alla testa dell’esercito avea nell’animo di camminare per la Pannonia ed i monti Apennini ad Aquilea, bramoso di sorprendervi Massimo all’imprevista.

Intanto che Teodosio batteva quella via, Massimo, informato che la genitrice di Valentiniano colla prole stava per valicare il seno Ionico, raccolte veloci e pronte