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214 | ZOSIMO, DELLA NUOVA ISTORIA |
mandato eziandio que’ presenti (auree collane offerte loro dal principe), morti ch’e’ furono, al fisco. Distribuiti poscia i suoi averi agli eunuchi ebbe a pena tempo di sottrarsi dai sovrastanti mali; degno guiderdone, convien pure tale nomarlo, di sua fedeltà verso la Romana signoria!
Sotto l’impero di Teodosio ite così in rovina le pubbliche faccende, nè avendovi un che di bello, tendente a virtù e meritevole di lode, ma cotidianamenle vie più crescendo ogni maniera di sollazzi e di lusso, i cittadini di quella grande Antiochia in Siria annoiati dalle tante accumulate gravezze, tutti li giorni escogitate da chi erane alla direzione, ribellaronsi, dandovi principio col gittare turpemente abbasso le statue degli augusti, ed a tramandar grida e motteggi convenevoli all’operato ed alla popolaresca galanteria loro. Il principe aontatosi di questi procedimenti minacciavali di punire come ai volea tanta scelleratezza. L’ordine decurionale pertanto dottandone lo sdegno divisò inviare legati a scusare la colpa incorsa dalla plebe. Manda all’uopo Libanio d’una rinomanza bandita da’ suoi libri, ed Ilario di specchiatissima famiglia, ed assai valente in ogni genere di erudizione. Il primo, orando alla imperiale presenza e del senato intorno alla sedizione giunse a calmare l’astio del principe contro agli Antiocheni ed a riportarne, smenticata ogni nimicizia verso la città, l’incarico di proferire altre parole sul riconciliamento1. Ilario, commendevole
- ↑ Zonara scrive che Teodosio perdonò agli Antiocheni ad intercessione del Crisostomo. T. S.