coll’opprimere i Celti obbligarono l’imperatore Graziano, premurosissimo di liberarsi dalle continue barbariche scorrerie, ad accordar loro, purchè si ritirassero dalle occupate regioni, di passare, valicato l’Istro, nella Pannonia e Misia superiore. Eglino dunque avendo nell’animo, intrapresa la navigazione per detto fiume, di recarsi nella Pannonia, nell’Epiro e, traghettato l’Acheloo, di assalire la Grecia, estimavano da prima necessario il provvedere abbondante vittuaglia, e lo avere lontano Atanarico1, principale di tutta la regia scitica prosapia, onde rimovere ogni impedimento da tergo ai loro conati. Sorpresolo quindi armata mano di leggieri cacciaronlo da que’ luoghi. Egli allora incamminossi a Teodosio di corto risanato da malattia che rendevane dubbiosa la vita. L’augusto andatogli incontro a non breve intervallo da Costantinopoli affettuosamente lo accolse insiem colle genti che formavangli corteo, ed alla morte di lui poco dopo accaduta, ne ordinò i mortori con tanta pompa da farne i barbari stessi le maraviglie, Gli Sciti di più ammirandone l’umanità somma tornati alle proprie sedi rattennersi nel tempo seguente dal molestare i Romani, e coloro che accompagnato aveano il defunto principe, veglianti
Zosimo poi coll’asserire ch’eglino disastravano i Celti molto si allontana da Marcellino, in cui leggiamo che i Lenitesi Alemanni saccheggiatori del paese Celtico furonsi gli sbaragliati da Graziano, come rammentammo, prima della morte di Valente. T. S.
- ↑ V. Socrate, Ist. Eccl., lib. V, cap. 10.