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LIBRO QUARTO 197

Volta la repubblica al peggio da queste innovazioni, ben presto vennero anche meno le forze militari e quasi ridotte a nulla. Era nelle città mancante il danaro esauritane parte dalle eccessive gravezze e parte dall’avarizia de’ magistrati pronti ad opprimere con frodi chiunque non sapea ricorrere ad ogni maniera di sommessione per conciliarsi gli insaziabili animi loro, e rattenuti a pena dal serbare in proprio quel tanto di cui eran costretti a render conto per le occorrenze dello stato. Laonde gli abitatori delle città, afflitti dalla miseria e dalla indiscretezza de’ governatori, conducendo infelice e lamentabile vita dirizzavansi umilmente al Nume pregandolo che volesse liberarli da tante gravissime calamitadi. Imperciocchè vietato ancora non era il frequentare i tempj, e coi patrii riti placarvi le Divinità1.

L’imperatore Teodosio poi osservando molto scemati gli eserciti permise ai barbari oltre Istro di venire, chiunque bramasse, a lui, promettendo loro di scriverli ne’ ruoli militari, ed eglino, consentendovi, al passare in quel de’ Romani posti erano al soldo. Ma considerato in seguito che aumentandone di soverchio il numero potuto avrebbero a bell’agio assalire la repubblica e addivenirne padroni; anzi mirando già la costoro moltitudine superiore a quella delle sue genti, e ripensando che non avrebbevi mezzo, datisi a trasgredire i patti, di tenerli a freno, estimò più

  1. Facoltà poco dopo tolta, come abbiamo da Sozomeno lib. VI, c. 20, e da Teod., lib. V. T. S.