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LIBRO QUARTO 193

in altre variate guise. Non avendovene più di viventi spogliano i cadaveri, ed impadronitisi delle donne e de’ fanciulli addivengono possessori di quattro mila carri, non volendovene meno pel trasporto di tanti prigioni. Menano a simile in servaggio coloro, i quali seguivano pedoni le carra ed a vicenda, giusta l’usanza di que’ luoghi, stanchi dal camminare e bisognevoli di riposo montavanli.

La Tracia, da prima in estremo pericolo di rovina, dopo tale avvenimento, andandone i Romani debitori alla buona fortuna, racquistò fuor d’ogni speranza colla nemica strage la sua quiete. L’imperiale dominio nell’Oriente, per tornare ad esso, in forza di eguali sinistri poco mancò non soggiacesse all’ultima delle sciagure, quando gli Unni preso a combattere gli Sciti di là dall’Istro, costoro, incapaci di respignerne gli attacchi, pregarono Valente a que’ dì seduto in trono che volesse accoglierli nella Tracia promettendogli vassallaggio e lega, come pure obbedienza a tutti li suoi comandamenti. L’imperatore persuaso delle udite proteste v’acconsente, e divisando avere idonea guerentigia della fedeltà loro crescendone la prole tuttora non giunta agli anni della pubertà sotto altro cielo, manda gran numero di que’ fanciulletti nell’Oriente, destinando a vegliarne la educazione e la custodia Giulio, la cui avvedutezza ed attitudine pareangli più che sufficienti a compiere entrambi gli ufsici. Costui diviseli per le città, ond’eglino trovandosi in molta copia riuniti non avessero mezzo di tramare novitadi, no lunge dai parenti, accordassersi all’uopo. Se non che i