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LIBRO QUARTO | 189 |
rieri, ma da lui scelti infra le schiere. Imperciocchè difficile opinava il comandare a molta gente avvezza a trascurata disciplina, nè presentare cotanta malagevolezza il presiedere a pochi, e dalle morbide consuetudini disporli ad ornarsi di virili; tornare d’altronde a miglior conto il mettere a ripentaglio scarso numero di combattenti, che non l’intero esercito. Persuaso con tali parole Valente ed ottenuta la fattagli inchiesta non trasceglie i cresciuti nel timore, ed esercitati nella fuga, bensì gli scritti recentemente ne’ ruoli e dalla natura forniti di ottime corporali doti, aventi inoltre l’apparenza, ad un occhio perito nel conghietturare, di riuscire acconci a qualunque impresa venissero animati. Principia dunque tosto ad esaminarne per singulo i naturali doni e col frequente esercizio supplisce il di più. Loda e premia i docili ai comandi, e contro ai disobbedienti veste le sembianze di austero ed inesorabile duce; addestratili così ad ogni arte guerresca ripara in città murate, mirando innanzi tutto alla sicurezza loro. Di là con assidue insidie strignesi improvvisamente addosso ai barbari usciti per foraggio, e trovandone di quelli portanti preda li muore recando in poter suo il bottino; uccide gli avvinazzati, ed altri lavanti i loro corpi nel fiume.
Distrutta con tali rappresaglie quantità di Sciti e dalla tema represso il resto dal foraggiare destoglisi contro invidia, natone quindi astio, e non tardarongli querele appo il monarca, autori essendone i tolti di carica, incitando alla infame azione gli aulici eunuchi. Indotto di questa guisa malvagiamente qualche so-