Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
188 | ZOSIMO, DELLA NUOVA ISTORIA |
il sottrarsi de’ cavalieri a piacimento all’essere da maggior copia di avversarj assaliti renderonne vane le concepite speranze. I turchi allora a spron battuto scagliandosi contro de’ più lenti alla corsa feronne sì grande strage che ridottili alla disperazione e’ bramato avrebbero onde evitare un totale sterminio, valicato novamente il Reno, darsi agli Unni. Ritiratisi quindi per lungo tratto dal suolo presso Costantinopoli fornirono mezzo all’imperatore di spignere vie più innanzi le sue truppe. Mentre l’augusto, rivolta la mente a disporre il governo della guerra sovrastandogli cotanti nemici, annoiato era della nequizia de’ magistrati, nè osava nel correre sì gravi disturbi levarli di carica, dubbioso nella scelta di nuovi, non avendovi a parer suo alcuno adatto a compierne i doveri, ecco venirgli innanzi Sebastiano, il quale partitosi dall’occidente, vedendovi gli imperatori, colpa la tenerissima età d’entrambi, incapaci di comprendere da sè stessi le bisogne dello stato e mai sempre secondanti le calunnie degli eunuchi prefetti cubiculari, stabilì calcare la via di Costantinopoli.
Valente pigliata di tutto lingua e noti essendogli i lumi di questo personaggio così nelle belliche imprese come in ogni ramo della pubblica amministrazione, fidagli, nominatolo pretore delle truppe, la capitaneria, con piena autorità, di quella guerra. Sebastiano adunque considerata l’effeminatezza ed infingardaggine somma de’ Bizantini militi e duci, esperti gli uni e gli altri unicamente della fuga e de’ meschini donneschi amoreggiamenti, addimandò soli due mila guer-