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LIBRO PRIMO. 13

Massimino fatto sapevole di tali rumori, corre anch’egli la via di Roma colle Mauritane e Galliche truppe, ed essendogli da militi difensori d’Aquilea chiuse le porte, cingeli d’assedio. Osservando in seguito che i suoi parteggiatori alla per fine abbracciato aveano la causa della prosperità pubblica e consentitito al volere di quanti addimandavano la sua morte, ridotto ad estremo pericolo presentò alle truppe il figlio supplichevole, qual mezzo idoneo a trarlo dallo sdegno alla compassione. Quelle in cambio addivenute più irose uccidono la prole e quindi il genitore. Fuvvi in seguito chi avvicinatosi al cadavere e spiccatone dall’imbusto il capo, portollo a Roma in piena testimonianza della vittoria.

Ma spenti in mare da veementissima burrasca gli inviati a Roma1, fu dal senato conferito il supremo comando a Gordiano2 figlio d’uno di essi, e lui imperante la città diede bando alla tristezza de’ tempi andati, il monarca divertendone il popolo cogli scenici e ginnastici ludi. Allorché poi tutti riavuti furonsi quasi

  1. Fa meraviglia la grandissima discrepanza infra Zosimo ed Erodiano, il quale asserisce morti i Gordiani prima dell’assedio posto da Massimino ad Aquilea, il padre, cioè, perseguitato da Capelliano, spento di laccio ed il figlio ucciso di ferro innanzi alle cartaginesi mura.
  2. Secondo Erodiano al nipote per parte della figlia del vecchio Gordiano. I bramosi poi di correggere queste discrepanze consultino la Musa settima di Erodoto, nella quale presso che tutto il filo della narrazione trovisi ben diverso da quanto Zosimo scrive.