ripeto, sin qui sconosciuta e d’improvviso comparsa. Il volgo appellavali Unni, se poi abbiansi a dire Sciti regii, o abitatori dell’Istro con Erodoto, descrivendoli camusi e non atti alla guerra, o che fossersi al postutto dall’Asia trasferiti in Europa, a noi poco monta. Riferirò solo di aver letto nelle istorie che dalla melma deposta dal Tanai il Bosforo Cimmerio, pigliata forma di terra, fornì loro mezzo di passare dall’Asia in Europa. Checchè ne sia, eglino partitisi colle donne, colla prole, co’ cavalli e con le suppellettili di proprio uso giunsero a sorprendere gli abitatori a confine dell’Istro. E’ per verità non potevano affatto nè sapeano pedestri guerreggiare il nemico (e come accingervisi inetti persino a stampare co’ piedi orme ferme sul terreno1, tutto il giorno tenendosi in arcione e dormendovi la notte?), ma gli uni cavalcando all’intorno, scorrazzando gli altri ed opportunamente ritirandosi menavano con assiduo trar d’arco immensa strage infra gli Sciti. Questi adunque per tali frequenti scaramugi ridotti furono, quanti ebbero mezzo di campare la vita, a cedere le proprie abitazioni al nemico, fuggendo sull’opposta riva dell’Istro, ove arrestatisi addimandavano supplichevoli all’imperatore che volesse ricettarli, promettendogli fedeltà e costante alleanza. I prefetti de’ presidj
- ↑ I loro calzari, così Marcellino, lib. XXXI, non aventi forma veruna impediscono di stampare liberi passi. Il perchè riescono poco adatti alle pedestri battaglie, ma quasi attaccati ai cavalli e tal volta in arcione alla foggia delle donne eseguiscono i consueti ufficj. T.S.