lissimo ai sudditi col porre eccessivo rigore nella riscossione de’ tributi, strappandoli con violenza mai più in addietro praticata, ed a colorirne le molestie adducea sì grave essere stato lo spendio per l’acquisto della militare annona, che stretto da necessità dovuto avea spogliare il fisco della pecunia tenutavi in serbo. Il dì che tiratosi addosso l’universale odio menava fierezza oltre il consueto, nè vegliava punto i magistrati onde non si dessero ad illeciti guadagni, giunto a guardare con cipiglio cui fosse derivata gloria da irreprensibile vita. A parlar schietto, ne vedevi i costumi ben diversi da quelli manifestati al principio del suo reggimento. Gli Africani poi mal comportando l’avarizia di Romano1, scelto all’ufficio di prefetto de’ militi presso i Mauritani, vestito della porpora Fermo proclamaronlo imperatore. Valentiniano all’annunzio turbatosi, nè fuor di proposito, comandò tosto a varj corpi della milizia che, abbandonate le guernigioni della Pannonia e della Misia superiore, navigassero alla volta dell’Africa. Dopo la costoro partita i Sarmati ed i Quadi, già per lo innanzi di mal animo verso il duce posto a guardare que’ luoghi (ed erane il nome Celestio), al solcare delle truppe le acque Africane assalgono i Pannonj ed i Misi. Poiché Celestio sorpreso con frode, mancando alla promessa av-
- ↑ Il quale confidando nella parentela di Remigio, maestro in quel tempo degli ufficj, adoperato erasi crudelmente in molte congiunture; ma Remigio travisando le sue riferte, come abbiamo da Marcellino, Valentiniano lungamente ignorò i lagrimosi Africani disperati.