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LIBRO QUARTO | 171 |
contro ambo gli imperanti, divisò affrontare da prima il più vicino, lasciando alla sua mente il pensiero delle susseguenti operazioni. Procopio queste fila ordiva.
Valente di stanza nella Frigia Galazia all’udire l’avvenuta sommossa impauritosi cadde in grave turbamento d’animo; se non che esortato da Arbizione a far cuore apprestava le milizie di cui poteva al momento disporre, onde accingersi alla guerra, annunziando in pari tempo al fratello Valentiniano i gravi tentativi da Procopio macchinati. Ma questi rifiutavasi al tutto di spedire aiuti ad uno che stato era incapace di vegliare alla difesa e custodia del fidatogli impero. Valente poi ordinandosi alla pugna conferito avea la capitananza dell’esercito ad Arbizione, il quale, non ancor venute le truppe all’armi, usando qualche imperatoria destrezza insidiava alla temerità del ribello1, aescando moltissimi di quelli seco lui militanti per antivederne, ponendoli ad esame, i concepiti disegni. Entrambi gli eserciti da ultimo venuti a battaglia presso Tiatira, nel-
- ↑ Mentre Procopio andava attorno in lettiga colla figliuolina di Costanzo e colla madre, ponendo in questo divisamento la massima importanza della guerra, Arbizione più avanzato di età e grado, appalesando insieme una veneranda canizie, al vedere molti disposti alla fellonia, dava a Procopio il nome di pubblico assassino ed alle truppe sedotte dal costui errore quello di figli e di partecipi delle sue antecedenti fatiche, e pregavale seguissero anzi lui quasi padre e conosciuto per le sue felici geste, che uno scellerato impostore, prossimo ad essere sconfitto ed ucciso. Marcell., lib. XXVI.