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162 ZOSIMO, DELLA NUOVA ISTORIA, LIB. TERZO.


L’Augusto partito da Antiochia per alla volta di Costantinopoli e sorpreso da repentino morbo ne’ Dadastani della Bitinia, dovè cedere all’estremo fato, dopo retto l’impero otto mesi1, nè avuto campo intorno alla pubblica amministrazione di stabilire cosa alcuna, come di usanza. Tenutosi dunque consiglio per eleggere il successore, varie furono le proposte così dell’esercito come degli stessi duci; tutti non di meno alla fine consentirono di nominare Sallustio, prefetto del pretorio, ed allegandosi da costui l’avanzata età2 e quindi la insufficienza sua a riparare le malandate bisogne, addimandavano salisse in trono il figlio; ma egli dissuadevali adducendone la giovinezza e l’incapacità di reggere così grave mole, avuto particolarmente riguardo al tempo, in cui se non elevassero all’impero il più eccellente uomo del secolo, forvierebbero. I voti dunque unironsi a favore di Valentiniano, originario di Cibali, città della Pannonia, e nulla sapevole di guerra nè di pace, ed affatto privo di coltura. Lo chiamavano tuttavia, essendo lontano, e così la repubblica non si rimase che pochi giorni priva di monarca. Venuto egli all’esercito di Nicea, città della Bitinia, e pigliate le redini dell’impero, seguitò l’intrapreso cammino.


  1. Intorno alla morte di Gioviano non sono dell’egual parere gli autori. V. Eutrop., lib. X; Marcell., lib. XXV.
  2. Scusa da lui addotta anche dopo la morte di Giuliano.