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LIBRO TERZO 159

bandonatesi ai barbari, e chi ridotte al massimo squallore; e che tale sia la verità lo dimostreremo nel progresso della istoria, adducendone a pruova i fatti stessi.

L’imperatore Gioviano stabilita la pace ai riferiti patti colla Persia nel retrocedere senza tema coll’esercito, avvenutosi ad alpestri e paludosi luoghi, e costretto nel trascorrere il nemico suolo a giuntarvi molti soldati, ordinò al tribuno Maurizio di portare da Nisibi la vittuaglia per le truppe, e con essa al più presto possibile verrebbe ad incontrarle. Spedì parimente in Italia ad annunziarvi la morte di Giuliano e la sua promozione al trono. Accostatosi di poi con grandi stenti e fatiche a Nisibi non volea mettervi piede, come luogo ceduto al nemico; ma pernottato a cielo scoperto in un campo avanti la porta, il dì appresso riceveavi corone e suppliche, la cittadinanza pregandolo che non l’abbandonasse, nè assoggettasse a far pruova delle costumanze Persiane chi già da tanti secoli obbediva alle Romane leggi. Essere in vero turpe a rammentare, che Costanzo in tre guerre sostenute contro de’ Persiani, ed in tutte vinto, protesse impertanto mai sempre Nisibi, ed assediata e ridotta agli estremi ebbela premurosissimamente salvata, ed egli non costrettovi da neppur una di tali urgenze, cedendola, metta innanzi agli occhi de’ Romani un giorno prima d’ora mai più presentatosi alla vista loro, tale ridotti da porre sotto il nemico trono cotanta città e sì vasta regione.

L’imperatore, ascoltatili, adducea i fatti accordi, e Sabino, capo dell’ordine decurionale, alle parole in via di supplica proferite dal popolo rispondea: Non bi-