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158 ZOSIMO, DELLA NUOVA ISTORIA

e per azioni del nome di sua gente indegne, siasi veduto costretto ad abbandonarne il comando, i Romani tuttavia, sebbene da tali sinistri incolti non perdettero alcuna delle conquiste loro. Pervenuto di poi l’impero nelle mani del solo Augusto ed avendone egli fissato i limiti al Tigri ed all’Eufrate, neppure allora partironsi i Romani da quella regione. Trascorso in appresso lungo tempo, datosi l’imperatore Gordiano a guerreggiare novamente i Persiani ed uscito di vita in mezzo ai nemici1, questi nemmeno dopo così illustre vittoria svelsero dalla Romana giurisdizione un ette delle anteriori conquiste, e tanto pur dicasi di Filippo, il quale succeduto all’impero soscrisse una turpissima pace con essi. Dopo non guari tempo, il costoro incendio propagatosi nell’oriente e di forza occupata la grande Antiochia, penetratene le armi infino alte porte de’ Cilici, l’imperator Valeriano pigliato a combatterli cadde bensì in poter de’ nemici, ma non permise già che tornassero ad occupare que’ luoghi. Bastò la sola morte di Giuliano a perderli, e per modo che infino ad ora i Romani imperatori non poteronne ricuperare alcuno, vedendosi ben anche a poco a poco tolte via molte altre genti, chi di esse postesi di per sè in libertà, chi ab-

  1. Marcellino più diffusamente ne parla: Imperocchè riandati gli annali, è mio divisamento non abbiavi altro fatto dall’origine di Roma per cui o dall’imperatore o dai consoli si concedesse al nemico parte di suolo; ne mai certo per lo ricuperamento del tolto, ma per nuove conquiste all’Impero, si ottennero le glorie trionfali. V. anche Eutropio, lib. X. T. S.