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LIBRO TERZO | 155 |
ordinati erano i Gioviani e gli Erculiani: nomi posti alle legioni da Diocleziano e Massimiano, i quali assuntisi l’uno il soprannome di Giove, e d’Ercole l’altro, vollero fregiarne anch’esse le truppe. Da principio per verità queste non teneansi ferme al gagliardo impeto di quelli animali, e molti, fuggendo, perivano; ma quando i Persiani spinsero ad un tempo elefanti e cavalleria, gli imperiali ascesero in erto suolo, ove per ventura trovarono i loro bagaglioni; quivi allora facendo tutti comune il periglio, e da elevato luogo avventando al nemico quadrella, pervennero a ferire alcuni elefanti, che oppressi dal dolore, nè obbliosi di loro usanza, postisi con forti barriti in fuga scompigliarono tutta la cavalleria; di maniera che non solo molti di essi fuggendo uccisi erano dai Romani, ma ben anche non pochi nel battagliare incontravan la medesima sorte. Perironvi a simile tre imperiali tribuni delle legioni valorosamente pugnando, e sono Giuliano, Massimiano e Macrobio. Nell’esaminare dappoi sul campo di battaglia i morti rinvenutovi il cadavere di Anatolio, diedongli onorata sepoltura come permetteva il tempo, avendovi da ogni banda nemici pronti a travagliarli.
Proceduti oltre quattro giorni e sempre bersaglio delle Persiane molestie, seguendone questi ben dappresso le orme nel camminare, ed investiti fuggendo a rotta, pervenuti infine a più largo suolo risolverono valicare il Tigri. Formate all’uopo quasi zatte con otri insieme avvinti, sopra di essi tragittaronlo, e non a pena impadronitisi i militi dell’opposta riva furono anche dai condottieri con tutto il resto, liberi da ogni te-