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LIBRO TERZO 143

castello grosse pietre e dardi, con archi ed ingegni costruiti in guisa che ferir potessero co’ loro tiri non solo un corpo o due o tre, ma eziandio numero maggiore. Indecisa tuttavia la sorte delle armi locato essendo il castello in su d’un colle, difeso da doppio muro con sei torri, e circondato da profonda fossa, che tramandava là entro acqua potabile ai difensori, Giuliano impose alle truppe di agguagliarla al suolo con terra altronde condotta, e di costruire una bastite pari in elevazione alle torri. Ordinò similmente di scavar, terra in altra parte sotto le mura e verso la metà di quello interno, divisando per tali sotterranei cuniculi assalire il nemico. Se non che dal presidio con assiduo dardeggiamene molestati essendo nella esecuzione i militi, l’imperatore stabilì di venire ad aperto conflitto valendosi di varj mezzi a schermo degli ostili dardi e del fuoco. Prepose dunque Nevita e Dagalaifo allo scavo dei cuniculi ed alla costruzione de’ terrapieni1, e consegnate a Vittore le truppe di greve armatura e la cavalleria, prescrissegli di esplorare la regione infino alla stessa Ctesifonte, acciocchè spiando qualche nemica schiera capace, giusta il parer suo, di stornarlo dall’espugnazione, reprimessene colle truppe i conati, ed insieme rendesse con ponti meglio praticabile, tanto per sè stesso quanto per l’esercito, la via, lunga novanta stadj, che alla nominata città fa capo.




  1. Nevita e Dagalaifo attendevano alla costruzione dei cuniculi e delle gallerie tessute di vimini a difesa dei lavoratori, e l’Augusto presiedeva ai conflitti, e proteggea dagli incendj e dalle scorrerie le macchine. Marcell. T. S.