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LIBRO TERZO 139

partire, non compresivi molti, cui riuscito era sopra lunghe navi pel canale derivante dal fiume di là sottrarsi1. Occupata la rocca, le truppe andando in cerca del contenutovi trovarono abbondantissimo frumento, armi di tutte le fogge, macchine e magazzini colmi di suppellettili e di apprestamenti comunque. La quantità maggiore della granaglia, destinata ad alimentare l’esercito, fu messa entro navi, ed il resto diviso tra la soldatesca. Distribuite furono ai militi le armi solite dai Romani adoperarsi in guerra, e quelle soltanto di uso Persiano si diedero alle fiamme o gittaronsi nel fiume, onde rimanesservi sommerse, ovvero fossero dalla corrente portate altrove.

Tale conquista accrebbe non poca gloria al nome Romano, essendo Bersabòra, dopo Ctesifonte, la più grande e forte città di tutta l’Assiria. Il di che Giuliano piacevolmente fosseticando le truppe, lodavale con dicevole aringa, e guiderdonavane ogni milite con cento nummi d’argento2. Così passarono quelle faccende.

Surena di poi alla testa di molta gente sortito da non so che Assiria città assalì qualche esploratori del Romano esercito, precorsi imprudentemente i loro com-

  1. Così Marcellino seguito a ritroso dal Nostro: Due mila e cinquecento furono gli arrendutisi, poiché il retto di quella moltitudine preveduto l’assedio erasi partito, sopra piccolo naviglio trapassando il fiume. Lib. cit.
  2. Giuliano accortosi che le truppe andavano a rumore per la pochezza di quel dono, aringandole ne biasimò fortemente le pretensioni. Marcellino. T. S.