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136 | ZOSIMO, DELLA NUOVA ISTORIA |
loro ogni valico, ridotti furono a mancanza estrema di consiglio. Maggiore poi addiveniva il pericolo aocchiandosi all’opposta riva nemiche schiere pronte cogli archi e colle frombole a scagliar quadretta e pietre contro a chiunque ardisse cimentarne il tragitto. Laonde inetto ognuno a suggerir qualche spediente onde torsi d’impaccio, Giuliano valentissimo, per acume d’ingegno ed esperienza delle belliche faccende, nel vincere ogni impedimento, stabilì che ai mille e cinquecento mandati col duce Lucilliano a spiare i sentieri venisse annunziato d’investire il nemico da tergo per attirarne la foga sopra sè stessi, procurando così all’esercito di tragittare liberamente quelle acque, ed a tal uopo deputa il duce Vittore fornitolo di bastevol truppa. Laonde costui, ad occultare ai Persiani la sua partenza dall’esercito, di nottetempo incamminatosi, e corso tanto spazio quanto era mestieri perchè il nemico neppure col nuovo dì venisse in cognizione dello stratagemma, superato il fiume iva in traccia di Lucilliano. Allontanatosi vie più senza incontrare uom de’ Persiani con grida e suono di trombe chiamava que’ suoi commilitoni accennando loro di accostargli maggiormente. Osservato quindi che Lucilliano venivagli incontro, giusta il suo desiderio, lo fe’ sapevole con indubitati segni dell’occorrente, e questi, unite alle proprie le truppe di Vittore, va da tergo ad assalire i nemici, che non apparecchiati ad una sorpresa e quindi esposti ad essere di leggieri sconfitti, o caddero spenti, o come meglio ebbono il destro si fuggirono in rotta.
L’imperatore, udito il buon esito del suo strata-