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LIBRO TERZO | 135 |
gieri postala a sacco ed a fuoco e fiamme, diedersi il resto di quel giorno ed il seguente a ristorare lor corpi.
Ora Giuliano considerando che l’esercito in così lungo viaggio non erasi avvenuto nè ad ostili insidie, nè a palesi nemiche schiere, invia Ormisda, peritissimo delle Persiane faccende, con truppe ad esplorar paese, e tanto il duce quanto sua gente per poco non caddero in estremo pericolo, debitori soltanto ad impreveduto caso di lor salvezza. Poichè Surena (vocabolo di magistrato persiano1) posti aguati attendenti co’ militi seco2, proponendosi combatterli all’imprevista passati ch’e’ fossero; nè avvenir potea altramente se un canale dell’Eufrate, di mezzo alle due fazioni, gonfiatosi, impedito non avesse a que’ di Ormisda il passo. Differito dunque il tragitto al dì seguente, questi veduto Surena con le genti locate da lui nelle insidie, risolverono attaccarli e parte messane a morte, parte costretta alla fuga, tornarono ad unirsi al proprio esercito. Di là giunsero ad un canale derivante dall’Eufrate, e tale lungo da bagnare l’Assiria e la Tigride regione. Quivi le truppe abbattutesi in tenace melma ed in palustre suolo, e vedendo singolarmente i cavalli travagliati da cotanta malagevolezza di via, nè capaci eglino, per la grande elevazione dell’acqua, in conto veruno passarlo in armi a nuoto, il fango colla sua umidità occultando