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LIBRO TERZO | 133 |
riuniti erano così li giumenti carichi della salmeria, ciò è delle più grevi armi e d’ogni altro bellico apprestamento, come il servidorame, onde allontanarlo dai pericoli, difeso in ogni lato dall’esercito. Nel proceder oltre di questo modo egli risolvè spedire innanzi mille e cinquecento militi sotto il duce Lucilliano ad esplorare se all’aperta od in aguato si avvenisse a qualche nemica schiera.
Fattosi innanzi sessanta stadj arrivò ad un luogo appellato Zaita1, quindi a Dura in altri tempi città ed ora deserta, solo del primiero suo stato rimanendo alcune vestigia, tra cui mostravasi il sepolcro dell’imperatore Gordiano. Quivi le truppe osservati numerosissimi cervi ed uccisili coi dardi mangiavanne le carni. Di là inoltratosi quattro stazioni pervenne ad un borgo Fatusa detto. Di contro, nel fiume, aveavi un’isola munita di castello con molti abitatori: speditovi Lucilliano con mille in armi ad assediarlo, durante la notte uom di là non ebbe punto ad accorgersi della costoro venuta; del mattino uno di essi uscitone ad attigner acqua osservolli, e contale riferta pose in grande scompiglio tutti li castellani, che, asceso immediatamente il muro, videro arrivare l’imperatore con le macchine ed il resto delle truppe, annunziando i futuri loro destini se, pronti ad arrendersi col castello, incontrar non bra-
- ↑ Ore ferì il nostro sguardo un elegantissimo tumulo dell’imperatore Gordiano; così Marcellino. Erroneamente dunque vien posto in Dura da Zosimo, il quale d’altronde in questa descrizione calcò le pedate del prefato autore. T. S.