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LIBRO PRIMO. | 9 |
ultimi della vita gli diè a compagno Geta, altro figlio, dichiarando loro tutore Papiniano, uomo giustissimo e superiore a quanti furonvi e sono giureconsulti nella scienza ed esposizione delle leggi. Questi, mentre esercitava l’ufficio di prefetto del pretorio, osservando Antonino avverso a Geta, e postosi del suo meglio ad allontanarne le insidie cadde, senza poterne addurre altro motivo, in sospetto dell’imperatore germano, il quale volendo liberarsi da tale impaccio ne commise alle truppe l’uccisione. Colta inoltre la opportunità privò della vita il fratello, non riuscita essendo neppure l’accorsa madre a strapparglielo dalle mani.
Non guari dopo Antonino portò la pena del fraticidio, rimanendone sempre occulto l’ucciditore, ed i soldati a dimora in Roma surrogarongli Macrino, prefetto del pretorio1, e quelli nell’oriente innalzarono all’impero un giovinetto Emiseno, stretto alla genitrice di Antonino con legami di parentela. Fermi entrambi gli eserciti nel sostenere le proprie elezioni, surse civile discordia; le truppe dell’Emiseno Antonino avviansi a Roma col protetto loro, e la soldatesca di Macrino esce d’Italia ad incontrarli. Si viene alle armi presso Antiochia della Siria, e Macrino, tocca una compiuta sconfitta, abbandona, fuggendo, il campo, ma nello stretto infra Bisanzio e Calcedone, arrivatolo, soggiacque per le molte ferite a morte2.