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LIBRO TERZO 127

e militari duci, piglia la via delle Alpi. Arrivato presso de’ Reti, donde nato il fiume Istro, traversa i Norici, l’intera Pannonia, i Daci, i Misi della Tracia e gli Sciti per metter foce nel Ponto Eussino, e costruite navi da fiume, egli, con tremila guerrieri, ne seguì per acqua la corrente, ordinando ad altri ventimila d’indirizzarsi per terra alla volta di Sirmio. E poichè ad un assiduo remeggio univasi lo scorrimento del fiume ed il soccorso de’ venti nomati Etesii, nell’undecimo giorno approdò pur egli colà. Ove annunziatosi l’arrivo dell’imperatore tutti opinavano di vedere Costanzo, ed all’accogliere in cambio Giuliano ognuno, per la sorpresa attonito, ritenea quasi portento l’avvenuto.

Non guari tempo dopo arrivato anche l’esercito che seguivalo dai Celti spedì, come imperatore, lettere al senato del popolo Romano ed agli Italiani duci, imponendo loro che guernissero le città. Divulgatosi poi che il cesare tragittato avea le Alpi e messo piede nella Pannonia, i consoli di quell’anno, Tauro e Florenzio, partigiani di Costanzo, dati essendosi alla fuga da Roma, egli comandò si nomassero nello estendere i pubblici istrumenti consoli fuggitivi. Piaggiava inoltre blandamente le città valicate a corsa, empiendole di buone speranze intorno al suo governo. Scrisse in fine agli Ateniesi, ai Lacedemoni ed ai Corintii, significando loro i motivi del suo viaggio, e nella dimora fatta in Sirmio ricevea ambascerie quasi dall’universa Grecia; alle quali risposto in dicevol modo e distribuite le consuete largizioni, continuò colle Celtiche milizie ed altre raccolte dalle coorti di presidio in Sirmio, nella Pannonia e ne’ Misi l’interrotto cammino.