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126 ZOSIMO, DELLA NUOVA ISTORIA

una civile guerra, dispiacevolissima, in considerazione delle passate vicende, al cesare, pensando che l'armarsi contro di chi innalzato avealo a sì grande autorità procaccerebbegli appo molti la riputazione d'ingrato.

Ora mentr'egli seco stesso va ripensandovi, e da quinci e da quindi volge sua mente in grande perplessità nel risolversi ad una guerra civile, apregli il Nume nel sonno i futuri avvenimenti, parendogli, durante il soggiorno fatto in Vienna, che il sole mostrasse le stelle pronunciando i seguenti versi:

Parte Jovem feret extrema profusor ut undae,
Parsque a Saturno fuerit vigesima quinta
Virginis ut jam tacta; Asiae Constantius onmis,
Vitam morte gravi mox finiet induperator.

Appoggiato a questo sogno nè dipartendosi dalla propria costumanza diligentemente badava agli affari, e poichè cessato non era il verno tenea l'occhio come si convenia alle barbariche mene perchè, ove distolto ne fosse da nuove imprese, non pericolassero in conto veruno quelle de' Celti: nè ad un tempo smenticava, Costanzo dimorando ancora nell'Oriente, di apparecchiarsi a prevenirne i tentativi. Giunta poscia la state alla metà del suo corso, e messo fine di là dal Reno alle cose dei barbari, costrettane parte colle armi a temperarsi, e fatto accorto il resto dall'esperienza dei preteriti avvenimenti essere di suo vantaggio meglio la pace che non la guerra, dispose tutto l'esercito quasi fosse in procinto d'intraprendere lungo cammino. Fidato da ultimo il governo delle città e frontiere a civili