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LIBRO TERZO 123

commessi alla prudenza di Giuliano, ed in Italia e nella Illiria tutti vivean sicuri dalle molestie de' barbari abitatori oltre l'Istro, i quali, temendo non il cesare, traversata la Gallia e valicato l'antedetto fiume, venisse a combatterli, teneansi ne' limiti della moderazione. Costanzo adunque piena la mente della guerra de' Persiani, che dal re loro Sapore comandati infestavano la Mesopotamia scorrazzandola, e manomesso in ogni sua parte il territorio di Nisibi, assediavano la città stessa coll'intero esercito, spedito aveavi Lucilliano, il quale attento a difenderne accuratamente le mura, valendosi ora delle occasioni offertegli dalla fortuna ed ora di acconci stratagemmi, salvolle da così imminente pericolo, quantunque ridotte agli estremi. Quali poi fossersi i mezzi praticati onde riuscirvi parmi superfluo di qui rammentare, lo stesso cesare fatto avendo argomento d' un particolare suo scritto le geste di quel tempo, e se havvi bramoso di leggerlo vi ammirerà la sublime eloquenza dell'autore.

Le bisogne orientali del resto parendo ora in quiete e levandosi ovunque a cielo i gloriosi imprendimenti del cesare, destossi in Costanzo forte invidia, il perchè, mordendogli l'animo tanta felicità delle cose da lui operate nel suolo Celtico ed Ispano, andava in traccia d' opportuna occasione per iscemarne a poco a poco e senza dare il menomo sospetto, le forze, e così attenuarne la buonissima fama. Laonde mandagli ordine d'inviare alla sua persona due legioni di Celti, quasi uopo avesse del costoro aiuto. Giuliano eseguì il comando, vuoi perchè ignorassene i divisamenti, vuoi per