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LIBRO TERZO 117

vivente, inviangli legati con proposte di pace, le quali confermate promettevano di astenersi mai sempre d'ora innanzi dal guerreggiare i Romani. Giuliano rispose, che non verrebbe giammai seco loro agli accordi quando non fossero disposti alla restituzione di tutti i prigionieri condotti via negli anni precedenti dalle occupate città. Ed eglino obbligaronsi al rendimento dell'intero numero di quelli ancora in vita. Laonde il cesare all'uopo di prevenire le frodi nella consegna di essi, chiamati a sè tutti i fuggitivi di ciascheduna città e borgata ove dimoravano, si fa manifestare nominatamente le persone tolte da que' luoghi, e dichiaratisi da ognuno per singulo i conosciuti a motivo di parentela, di vicinanza, di amicizia, o in altro modo comunque, ordina agli imperiali scrivani di registrarli, e quindi impone all'ambasceria, nulla sapevole del fatto elenco, di ripassare il Reno, attendendola di ritorno co' prigioni. Queglino trascorso breve tempo novamente presentatisi coll'asserire di aver rimenati, in obbedienza del comando, tutti i mancipj, Giuliano siede in seggio, e postivi dietro gli scrivani si fa dai barbari condurre innanzi, giusta le convenzioni, i prigionieri. Costoro all'entrare ad uno ad uno appalesano i proprj nomi, e gli scrivani collocati vicino al cesare vanno cercandoli sopra i fatti registri, e confrontati insieme cogli scritti in essi, giusta le riferte de' cittadini e borghigiani, osservano mancarvene gran copia, del che danno avviso, accostandoglisi da tergo, al cesare. Questi allora minaccia guerra ai legati se non restituiscano pur quelli, suggerendone i nomi gli scrivani, dalle città e dai paesi