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100 ZOSIMO, DELLA NUOVA ISTORIA

Magnenzio pensò convenirgli da prima lo amicarsi Vetranio combattere non volendo insiememente due ribelli, ma uno. Magnenzio a simile con tutto il suo potere procacciavasi la costui amicizia, onde averlo a compagno d’armi nel venire alle prese col nemico. Amenduni pertanto inviarono ambasciadori a Vetranio, il quale preferì di aiutare il primo. Fattisi indietro, perduta l’acconciatura, i legati di Magnenzio, Costanzo addimandava che, di tutte le truppe formato un sol corpo, si tenesse pubblico consiglio intorno alla maniera di condurre la guerra. Vetranio illuso dalle udite parole seco lui ascese una ringhiera a bella posta preparata. Costanzo, in riguardo alla nobiltà del sangue avuta la preminenza nell’aringo, non fece in tutto e per tutto che rammentare alle milizie i paterni larghi lavori e que’ giuri ond’elleno costantemente promesso aveangli di portare affezione alla sua prole, e ad un’otta addimandava loro di non lasciare impunito Magnenzio uccisore del figlio di Costantino, col quale terminato aveano molte guerre e da lui ricevuti amplissimi guiderdoni. A queste rimembranze le truppe, guadagnate da prima con molto danaro, sclamarono doversi toglier di mezzo i bastardi imperatori. Spogliato dunque all’istante della porpora Vetranio e cacciatolo dalla ringhiera lo obbligano a riprendere la sua privata condizione. Costanzo opinando poi non sommetterlo a più gravi pene assegnogli durante la sua dimora in Bitinia l’occorrente ai bisogni della vita. Ove prolungata qualche tempo la propria esistenza libero da cure e brighe abbandonò questo mondo.