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98 ZOSIMO, DELLA NUOVA ISTORIA

gure. Mercè di che i pretoriani, tollerandone a malincorpo le azioni e vedendolo dedito ai piaceri della caccia, ebbero ricorso ai duci Marcellino prefetto dell’erario ed a Magnenzio cui obbedivano i Gioviani e gli Erculiani {nomi di legioni), i quali insidiaronlo nel modo seguente. Marcellino sotto colore di solennizare il dì natale del figlio invitava a banchettar seco, unitamente a molti distinti personaggi dell’esercito, Magnenzio stesso. Protratta infino alla metà della notte la commessazione, Magnenzio levatosi dal desco, quasi a motivo di urgente bisogno, e brevissimo tempo assentatosi dai convitati comparve loro novamente addobbato, come in iscena, di regale stola. I commensali salutato avendolo re, anche tutta la cittadinanza d’Augustoduno (ove operaronsi di tali cose) fece eco alle acclamazioni loro; vulgatasi poi maggiormente la faccenda eziandio la rusticana plebe a dimora fuori della città in folla accorreavi entro. In pari tempo alcuni Illirici cavalieri, spediti aiutatori delle Celtiche truppe, posersi a parteggiare co’ sollevati. A parlar chiaro, tutti i comandanti delle milizie all’udire le grida mandate dai capi della congiura alzarono concordemente la voce attribuendo a Magnenzio il titolo d’Augusto. Costante vedutosi mal parato cercò salvezza volgendo il passo ad una città, presso del monte Pireneo, nomata Elena; se non che arrestato, privo d’ogni soccorso, da Gaisone speditovi con iscelta gente, fu tosto ucciso.

L’impero unitamente alle nazioni di là dalle Alpi ed all’Italia venuto in poter di Magnenzio, Vetranio condottiero dei Pannonici eserciti conosciutone l’in-