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94 ZOSIMO, DELLA NUOVA ISTORIA

lità scambiando la munificenza1. Assoggettò parimente ad un balzello d’argento e d’oro2 gli impiegati in ogni maniera di traffico, ed i rivenduglioli della città, non eccettuatine que’ più vili, nè da esso andavan tampoco esenti le cenciose meretrici. Laonde all’avvicinarsi d’ogni quarto anno, epoca destinata al pagamento della imposta, l’intera Costantinopoli non presentava che lagrime e pianti; arrivato poi il tempo della riscossione con isferzate e tormenti cruciavansi le membra di coloro che, oppressi da estrema povertà, inetti erano a sostenere cotanto peso. Nè basta: le madri vendevano la prole maschile, ed i padri prostituivano lor pulzelle, costretti coll’oro e l’argento ricavatone a soddisfare gli esattori della gravezza. Annoiava infine i più doviziosi nominandoli pretori, e sotto coperta della conferita onoranza pretendevane moltissimo danaro. Ogni volta pertanto che i dipu-



  1. Non può negarsi lo scialacquamento nello spendere fatto da Costantino, dond’ebbe origine l’arguto motto di Giuliano nel libro intitolato I Cesari, dove nella scena lo presenta interrogato da Mercurio; Ma tu che reputi onesto? Il possedere molla pecunia, rispondi, per largamente donare. T. S.
  2. Evagrio, lib. III, c. 39 della St. Eccl. loda a ciclo Anastasio perchè, lui imperante, fu tolto l’infame balzello. Inveisce poi contro a Zosimo per averne attribuito l’invenzione a Costantino: Ma chi si farà maraviglia di queste iugiurìe, dirò, nelle prime fasce della cristiana religione, mentre il santissimo papa èvvi esposto, fallasi di già adulta e provetta. T. S.