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LIBRO SECONDO 91

tarvi ad uno il contagio della milizia, lasciò senza difesa quelle molestate dai nemici; di maniera che hannovene già molte abbandonate dai loro abitatori, e gli stessi militi datisi ai teatri ed ai piaceri addivennero fievoli ed effeminati. A parlare schietto, fornì principio e sementa alla rovina degli affari, trascinati dì continuo sulla via del peggioramento.

Egli nomato cesare il figlio Costantino, unitamente ad esso ed a Costanzo e Costante, ambo sua prole ed ancor questi fregiati dell’egual titolo, riuscì così bene ad accrescere la magnificenza di Costantinopoli, grandissima città, che, lui spento, molti principi, stabilitavi lor dimora, attiraronvi gente in numero assai più alto di quanto porta l’usanza, la quale da ogni parte v’accorse per dedicarsi alla milizia, alla mercatura, ovvero sia ad altre occupazioni. Laonde e nuove mura a maggiore intervallo di quelle già inalzate la circondarono, e tale affoltaronsi i contigui fabbricati che i cittadini trovano di soverchio anguste tanto le proprie cose quanto i crocicchi, non essendo loro permesso il camminarvi senza pericolo a motivo dello sterminalo numero degli uomini ed animali. Nè piccola porzione del vicino mare dovè cedere il suo letto, ove, sopra pali conficcativi, sursero edifizj bastevoli disperse a formare una vasta città.

Spesse fiate di vero non ho potuto a meno di restar maravigliato come avvenisse cotanta dilatazione della città Bizantina, altra non avendovene cui agguagliarla vuoi per la prosperità sua, vuoi per ampiezza, senza che vaticinio alcuno predicessene ai nostri antenati