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LIBRO SECONDO 87

esso tutto l’istmo da mare a mare. Rendutala con tale mezzo molto più vasta di quanto fosse per lo addietro fabbricovvi il suo palazzo ben poco inferiore al Romano. Abbellì eziandio sommamente l’Ippodromo aggiugnendovi il tempio intitolato ai Dioscuri1, i cui simulacri ritti in piedi veggonsi tuttora ne’ portici; locò in altra parte il tripode ed il simulacro d’Apollo Delfico. Vastissimo poi essendo il foro e da quattro portici rinserrato, all’estremità dell’uno, ove per giugnere salir devonsi non pochi gradi, eresse due templi mettendo nel primo il simulacro di Rea, madre degli Iddii (situato ab antico, da coloro che nella navigazione accompagnarono Giasone, sul monte Didimo, a cavaliere della città di Cizico), e narrano essere stato da lui, spregiatore alla impazzata delle cose divine2, mutilato, levandogli da ambe le parti i leoni e cangiandone l’atteggiamento delle mani. Conciossiachè per lo addietro si parea tenesse quelle belve, ed ora lo vedi supplichevole osservare, dirizzativi gli occhi, la città. Nel secondo tempio locò il simulacro della Romana Fortuna. Oltre a ciò seguito, abbandonando Roma, da parecchi senatori, provvideli di nuove abitazioni. Trasan-



  1. Castore e Polluce.
  2. Zosimo qui parla acconciamente, il cristiano imperatore inalzato avendo questi trofei solo per dimostrare abbattuto il gentilesimo. Volle impertanto si conservassero altre statue di maraviglioso lavoro intendendo non renderle oggetto di culto, ma concedere qualche onoranza alla sublime loro esecuzione. V. Sozom., lib. II, cap. 4. T. S.