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LIBRO SECONDO 85

Imperciocchè sebbene a lei ricorrendo predette fossergli molte sue avventurose geste, avverate in seguito dagli eventi, dottava a un tempo non pronosticasse ad altri, consultandola, quanto di sinistra accedergli potrebbe; laonde stimolalo da tal pensiero deliberò abolirla. Al qual uopo giunto un dì, secondo la paterna consuetudine festivo, in cui l’esercito montar dovea sul Campidoglio, pervenutovi pur egli, con oltraggiose parole insultandolo, e conculcando i sacri riti si fe’ odioso al popolo ed al senato.

Dopo di che più comportar non potendo le imprecazioni, quasi dissi, mandategli dall’universale, iva in traccia d’altra città non inferiore a Roma ove stabilire, costruitovi un palazzo, la sua dimora. Trovandosi pertanto infra la Troade e l’antico Ilio, e rinvenutovi luogo idoneo alla divisata fabbricazione, s’accinse all’opera innalzandovi qualche parte di muro, visibile anch’oggi navigando verso l’Ellesponto. Se non che, avutone ben presto pentimento1, abbandonolla im-



  1. Cominciò a porre le fondamenta d’una città in Sardica, quindi nel Sigeo, da ultimo in Calcedone. Ma le aquile, quasi pronostico d’un futuro impero, pigliate le funicelle (σπάρτα) degli artefici ed oltrepassato il mare gittaronle presso Bisanzio. Il che avvenuto più volte, l’imperatore fattone sapevale e ritenendolo meritamente divino presagio, recasi a Bizanzio, osserva il luogo ed approvatolo muta consiglio, e trasferitivi da Calcedone gli artefici vi costruisce la città nomandola Costantinopoli, e dichiarandone protettrice la Madre divina. (Zonara, tom. II, lib. 13, ediz. Parig.).