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84 | ZOSIMO, DELLA NUOVA ISTORIA |
dosene addoloratissima, quasi a consolarla riparò ad un male con altro peggiore, ordinato avendo lo scaldare oltre misura una stufa, e rinserratavi Fausta di là trassela morta1. Rimordendogli poi de’ commessi delitti e della spregiata santità de’ giuramenti la coscienza presentatosi ai flamini2 addimandavane la espiazione3. Rispostogli da costoro non avervene alcuna per lavare così turpi nefandigie, un Egizio di nome ed originario della Spagna, trasferitosi a Roma e stretta colle palatine donnicciole amicizia, per mezzo di esse ottenne licenza di presentarsi all’imperatore, e seco lui ragionando chiarirlo come la religione de’ cristiani avesse facoltà di cancellare qualunque misfatto, promettendo ai colpevoli che abbracciandola ne verrebbon tosto assoluti. Costantino, uditone piacevolmente il discorso, ponendo in non cale i paterni riti, e gustate le speranze offertegli da Egizio, diede principio alla sua empietà coll’avere in sospetto la divinazione.
- ↑ Così operando il cristiano imperatore seguì l’esempio di Cesare, il quale perfino un sospetto d’adulterio volle rimosso dalla consorte. T. S.
- ↑ Riferisce Teodoro nel precedente luogo che venne da Costantino consultato Sopatro. T. S.
- ↑ Qui Zosimo loda a malincorpo Costantino asserendolo di tenero sentimento ad ogni sospizione di male. Riferisce inoltre Zonara (Tom. II, lib. 13, ediz. Parig. de’ Biz. St.) che Silvestro, romano vescovo, da lui addimandato non gli propose la sacra piscina del Battesimo ad espiazione de’ commessi falli, ma per mondarlo della lebbra, che bruttato aveagli il corpo. T. S.