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o di meretrice. Nè perciò stimo io, che alla tua età si disdicano alcuni odoruzzi semplici di acque stillate.

152. I tuoi panni convien che sieno secondo il costume degli altri di tuo tempo, o di tua condizione, per le cagioni che io ho dette di sopra; chè noi non abbiamo il potere di mutar le usanze a nostro senno, ma il tempo le crea e consumale altresì il tempo. Puossi bene ciascuno appropriare la usanza comune. Che se tu arai per avventura le gambe molto lunghe, e le robe si usino corte, potrai far la tua roba non delle più, ma delle meno corte; e se alcuno le avesse o troppo sottili, o grosse fuor di modo, o forse torte, non dee farsi le calze di colori molto accesi, nè molto vaghi; per non invitare altrui a mirare il suo difetto.

153. Niuna tua, vesta vuol essere molto molto leggiadra, nè molto molto fregiata; acciocchè non si dica, che tu porti le calze di Ganimede, o che tu ti sii messo il farsetto di Cupido: ma quale ella si sia, vuole essere assettata alla persona, e starti bene, acciocchè non paia che tu abbi indosso i panni d’un altro, e sopra tutto confarsi alla tua condizione, acciocchè il cherico non sia vestito da soldato, e ’l soldato da giocolare. Essendo Castruccio in Roma con Lodovico il Bavaro in molta gloria e trionfo, duca di Lucca e di