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149. Ma perchè io non presi a mostrarti i peccati, ma gli errori degli uomini, non dee esser mia presente cura il trattar della natura de’ vizi e delle virtù, ma solamente degli acconci e degli sconci modi, che noi l’uno con l’altro usiamo; uno de’ quali sconci modi fu quello del conte Ricciardo, del quale io t’ho di sopra narrato, che come difforme e male accordato con gli altri costumi di lui belli e misurati quel valoroso vescovo, come buono e ammaestrato cantore suole le false voci; tantosto ebbe sentito.

150. Couviensi adunque alle costumate persone avere risguardo a questa misura, che io t’ho detto, nello andare, nello stare, nel sedere, negli atti, nel portamento e nel vestire e nelle parole e nel silenzio e nel posare e nell’operare. Perchè non si dee l’uomo ornare a guisa di femmina, acciocchè l’ornamento non sia uno e la persona un altro, come io veggo fare ad alcuni, che hanno i capelli e la barba innanellata col ferro caldo, e ’l viso e la gola e le mani cotanto strebbiate e cotanto stropicciate, che si disdirebbe ad ogni femminetta, anzi ad ogni meretrice, quale ha più fretta di spacciare la sua mercatanzia e di venderla a prezzo.

154. Non si vuol nè putire, nè olire, acciocchè il gentile non renda odore di poltroniero, nè del maschio venga odore di femmina