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avventura tutte dirittamente si possono qui replicare: conciossiacosachè in quelle non si sia questa misura servata, della quale noi al presente favelliamo, nè recato in uno, e accordato insieme il tempo e ’l luogo e l’opera e la persona, come si convenia di fare; perciocchè la mente degli uomini lo aggradisce, e prendene piacere e diletto: ma holle volute piuttosto accozzare e divisare sotto quella quasi insegna de’ sensi e dello appetito, che assegnarle allo ’ntelletto, acciocchè ciascuno le possa riconoscere più agevolmente; conciossiachè il sentire e l’appetire sia cosa agevole a fare a ciascuno; ma intendere non possa così generalmente ognuno, e maggiormente questo, che noi chiamiamo bellezza e leggiadria, o avvenentezza.

Cap. XXVIII. Che in tutte le azioni dee il ben costumato cercare la leggiadria e la convenevolezza: cose sconce essere in prima tutti i vizi; e perciò da fuggirsi. Si divisano in particolare molte cose che deggiono farsi con modi acconci, e distintamente si parla delle vesti.

146. Non si dee adunque l’uomo contentare di fare le cose buone, ma dee studiare di farle anco leggiadre. E non è altro leggiadria, che una cotale quasi luce che risplende dalla convenevolezza delle cose che sono ben composte e ben divisate l’una con l’altra, e tutte insieme; senza la qual misura eziandio il bene