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e perciò come cose non comuni con le bestie, ma proprie nostre, dobbiam noi apprezzarle per se medesime e averle care assai; e coloro vie più che maggior sentimento hanno d’uomo, siccome quelli che più acconci sono a conoscerle. E comechè malagevolmente isprimere appunto si possa, che cosa bellezza sia, nondimeno acciocchè tu pure abbi qualche contrassegno dell’esser di lei, voglio che sappi che dove ha convenevole misura fra le parti verso di sè, e fra le parti e ’l tutto, quivi è la bellezza: e quella cosa veramente bella si può chiamare, in cui la detta misura si truova.

141. E per quello che io altre volte ne intesi da un dotto e scienziato uomo, vuole essere la bellezza uno, quanto si può il più, e la bruttezza per lo contrario è molti, siccome tu vedi che sono i visi delle belle e delle leggiadre giovani: perciocchè le fattezze di ciascuna di loro paion create pure per uno stesso viso; il che nelle brutte non addiviene; perciocchè avendo elle gli occhi per avventura molto grossi e rilevati, e ’l naso picciolo e le guance paffute e la bocca piatta e ’l mento in fuori e la pelle bruna, pare che quel viso non sia di una sola donna, ma sia composto di visi di molte, e fatto di pezzi.

142. E trovasene di quelle, i membri delle quali sono bellissimi a riguardare ciascuno per sè, ma tutti insieme sono spiacevoli e