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dette, come il maestro chiarissimo fece, il quale seppe così fare, come insegnare; assai mi fia l’aver detto in qualche parte quello che si dee fare; poichè in nessuna parte non vaglio a farlo io: ma perciocchè in vedendo il buio, si conosce quale è la luce, e in udendo il silenzio, sì s’impara che sia il suono; sì potrai tu mirando le mie poco aggradevoli e quasi oscure maniere, scorgere quale sia la luce de’ piacevoli e laudevoli costumi.
139. Al trattamento de’ quali, che tosto oggimai arà suo fine, ritornando; diciamo, che i modi piacevoli sono quelli che porgono diletto, o almeno non recano noia ad alcun de’ sentimenti, nè all’appetito, nè alla immaginazione di coloro co’ quali noi usiamo: e di questi abbiamo noi favellato fin ad ora.
Cap. XXVI. Volendo sporre, quali cose abbiano a sfuggirsi, perchè spiacevoli all’intelletto, dice prima, che l’uomo è vago della bellezza, e della proporzione: descrive cosa sia la bellezza, e come questa si trovi non solo ne’ corpi, ma in ogni favellare ed operare.
140. Ma tu dei oltre di ciò sapere, che gli uomini sono molto vaghi della bellezza, e della misura e della convenevolezza; e per lo contrario delle sozze cose e contraffatte e difformi sono schifi: e questo è spezial nostro privilegio: chè gli animali non sanno conoscere che sia nè bellezza, nè misura alcuna;