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pure sopra i sensi e sopra l’appetito forza e potere: ed è nostra cattività e non suo difetto, se noi trasandiamo nella vita e ne’ costumi.

136. Non è adunque vero, che incontro alla natura non abbia freno, nè maestro; anzi ve ne ha due, che l’uno è il costume, e l’altro è la ragione: ma, come io t’ho detto poco di sopra, ella non può di scostumato far costumato senza la usanza; la quale è quasi parto e portato del tempo.

137. Per la qual cosa si vuole tosto incominciare ad ascoltarla; non solamente perchè così ha l’uomo più lungo spazio di avvezzarsi ad essere quale ella insegna, e a divenire suo domestico, e ad essere dei suoi; ma ancora perocchè la tenera età, siccome pura, più agevolmente si tigne di ogni colore; e anco perchè quelle cose, alle quali altri si avvezza prima, sogliono sempre piacer più. E per questa cagione si dice, che Diodato, sommo maestro di profferir le commedie, volle essere tuttavia il primo a profferire egli la sua, comechè degli altri che dovessero dire innanzi a lui, non fosse da far molta stima; ma non volea, che la voce sua trovasse le orecchie altrui avvezze ad altro suono, quantunque verso di sè peggior del suo.

138. Poichè io non posso accordare l’opera con le parole, per quelle cagioni che io ti ho