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banditore; nè anco si dee favellare sì piano, che chi ascolta non oda. E se tu non sarai stato udito la prima volta, non dei dire la seconda ancor più piano: nè anco dei gridare; acciocchè tu non dimostri d’imbizzarrire perciocchè ti sia convenuto replicare quello che tu avevi detto.

118. Le parole vogliono essere ordinate secondo che richiede l’uso del favellar comune, e non avviluppate e intralciate in qua e in là, come molti hanno usanza di fare per leggiadria; il favellar de’ quali si rassomiglia più a notaio che legga in volgare lo istrumento, che egli dettò latino, che ad uom che ragioni in suo linguaggio come è a dire:

Immagini di ben seguendo false (Dante): e
Del fiorir queste innanzi tempo tempie (Petr.).

i quali modi alle volte convengono a chi ſa versi, ma a chi favella si disdicono sempre.

149. E bisogna, che l’uomo non solo si discosti in ragionando dal versificare, ma eziandio dalla pompa dello arringare, altrimenti sarà spiacevole e tedioso ad udire; comechè per avventura maggior maestria dimostri il sermonare, che il favellare; ma ciò si dee riservare a suo luogo. Chè chi va per via, non dee ballare, ma camminare; con tutto che ognuno non sappia danzare, e andar sappia ognuno; ma conviensi alle nozze, e non per